Solidarietà: la forza della nostra società - Newsletter
Buongiorno,
Oggi inizia la sessione estiva delle Camere federali. A Berna torniamo a discutere di misure politiche concrete relative a molti temi di attualità: dai premi di cassa malati alla guerra in Ucraina, dalle violenze di genere alle riforme della previdenza vecchiaia, per citarne solo alcuni.
Si tratta di decidere in che tipo di società vogliamo vivere e per quale futuro nazionale e internazionale lottare. Mi impegno per una Svizzera solidale, sia al suo interno sia sul piano internazionale perché le crisi alle quali siamo confrontati non si possono risolvere isolandosi ma solo collaborando e perché oggi più che mai, come ben vediamo, dei conflitti che si sviluppano a migliaia di chilometri dalle nostre frontiere hanno degli impatti concreti sulla nostra vita quotidiana. La solidarietà, la sicurezza sociale, l'educazione al rispetto e l'accoglienza delle diversità sono le fondamenta che permettono a una società di essere forte e unita di fronte alle inevitabili avversità. Durante questa sessione mi impegnerò perché risuonino questi valori nelle decisioni del Parlamento, a favore della Svizzera e della pace nel mondo.
Il 14 giugno in tutta la Svizzera ci saranno dei momenti di incontro e delle manifestazioni per una società più paritaria. Molti temi discussi dal Parlamento riguardano anche le rivendicazioni per un'effettiva parità di genere. Vi invito a partecipare a questi eventi per portare la vostra voce, le vostre opinioni e costruire assieme il nostro futuro.
Contenere i premi di cassa malati: un'urgenza sociale
Il Consiglio nazionale tratterà durante questa sessione l'iniziativa popolare del Partito Socialista "21.063 Al massimo il 10 per cento del reddito per i premi delle casse malati (Iniziativa per premi meno onerosi)" e il suo controprogetto indiretto. Il Partito socialista e i 101'780 firmatari sono convinti che le economie domestiche non debbano destinare più del 10% del reddito disponibile ai premi di cassa malati. Questo è ancora più urgente in vista dell'importante aumento dei premi previsto per il 2023 e del probabile rincaro dei prezzi di determinati beni e servizi causati, tra gli altri, dalla guerra in Ucraina. Oltre alla necessità di agire sul corto termine utilizzando parte delle ingenti riserve delle casse malati per ridurre i premi, sono anche convinta che sia fondamentale attuare delle soluzioni più durature, sia agendo sui premi di cassa malati come proposto dalla nostra iniziativa sia con misure concrete per contenere i costi. Questo significa abbassare i prezzi dei medicamenti, evitare il ricorso a prestazioni non necessarie e costose, favorire le reti di cura integrate e la medicina di famiglia.
In risposta alla nostra iniziativa per limitare i premi, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (CSSS-N) ha nel frattempo approvato un controprogetto che va nella giusta direzione. Con il gruppo socialista alle Camere, veglierò affinché il Parlamento approvi un controprogetto efficace. In caso contrario continuerò a battermi per l'iniziativa del PS.
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AVS e riforma del 2. pilastro
Uno dei temi centrali della sessione è la riforma del 2. pilastro. Le rendite AVS sono troppo basse e quelle del secondo pilastro stanno crollando. Allo stesso tempo i prezzi aumentano e si profila un'esplosione dei premi delle casse malati. Inoltre, le rendite pensionistiche delle donne sono globalmente di un terzo inferiore rispetto a quelle degli uomini. È in questo contesto che il Consiglio degli Stati si appresta a discutere della riforma della legge sulla previdenza professionale (20.089) il prossimo 14 giugno. Quanto scaturito dai lavori commissionali comporterà costi aggiuntivi, soprattutto a carico delle persone a basso reddito. La riduzione permanente del tasso di conversione sarà compensata solo durante un periodo transitorio. La commissione competente riconosce giustamente che le donne e le lavoratrici e i lavoratori a tempo parziale hanno bisogno di pensioni più elevate. Ma, rispetto alla proposta dei partner sociali contenuta nel Messaggio governativo, quanto emerso dalle discussioni non è sufficiente.
Parlare di previdenza vecchiaia significa anche parlare di AVS. Il 25 settembre prossimo voteremo sulla riforma AVS21, una riforma fatta prevalentemente sulle spalle delle donne e contro la quale abbiamo lanciato il referendum. È invece fondamentale rafforzare il 1. pilastro, cosi come propone l'iniziativa promossa dall'Unione sindacale svizzera (USS) per una tredicesima AVS (trovi qui maggiori informazioni). Purtroppo, il Consiglio federale invita a respingere l'iniziativa, ignorando gli scenari finanziari per l'AVS appena pubblicati che mostrano risultati sostanzialmente migliori di quelli previsti alcuni mesi fa. Ora spetta al Parlamento riconoscere il problema e dare seguito all'iniziativa. Proprio in questi giorni, l'USS sostenuta dal Partito socialista ha lanciato l'iniziativa popolare "Rafforzare l'AVS grazie agli utili della Banca nazionale". La Banca nazionale svizzera (BNS) accumula miliardi di utili, soldi che appartengono alla popolazione.
Puoi avere più informazioni e scaricare il link al formulario di iniziativa qui.
Consenso: un principio a favore e a protezione delle vittime di violenza sessuale
Il Parlamento sta discutendo l'introduzione di una nuova definizione dello stupro nel codice penale. La soluzione "solo sì significa sì", basata sul consenso di tutte le persone coinvolte, è l'unica che offre una protezione sufficiente dell'autodeterminazione sessuale. Attualmente, in Svizzera la penetrazione anale, orale o vaginale non consensuale non è sempre considerata come violenza. L'autore deve "fare uso di minaccia o di violenza", "esercitare delle pressioni psicologiche" o "rendere la persona inetta a resistere" perché vi sia una violenza sessuale. Dire di "no" non basta, deve esserci stata costrizione. Però opporre un rifiuto spesso non è possibile. La reazione più frequente alle aggressioni sessuali è il freezing: una sorta di paralisi inconscia che impedisce qualsiasi reazione o difesa da parte delle vittime.
In Svizzera, il problema delle violenze sessuali è molto diffuso. Da un'indagine rappresentativa condotta nel 2019 dall'istituto gfs.bern su mandato di Amnesty International che ha coinvolto circa 4'500 donne è risultato che il 22% delle donne in Svizzera hanno subito degli atti sessuali non consensuali, il 12% hanno avuto un rapporto sessuale contro la loro volontà. Solo l'8% di loro hanno denunciato l'episodio alla polizia.
La realtà delle violenze è molto lontana da quella della legislazione, che deve ora evolvere. Per questo è giunto il momento che il Parlamento preveda una revisione del diritto penale in materia sessuale (Disegno 3 dell'oggetto 18.043) e introduca nella legislazione il principio "Solo sì significa sì", perché pretendere che la vittima dica "no" significa focalizzarsi nuovamente sul comportamento di quest'ultima e non sulle responsabilità dell'autore.
Anche la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul), entrata in vigore in Svizzera nel 2018, considera il consenso come fondamentale al fine della definizione dei reati sessuali.
Aggiornamenti sul mio impegno concreto contro la violenza di genere
Da inizio marzo 2022, quando ho depositato tre atti parlamentari per combattere la violenza di genere, ad oggi il progetto Stop Femizid ha recensito 6 femminicidi in Svizzera. Agire contro questa emergenza sociale è impellente e lo si può fare prevedendo delle misure di assistenza efficaci per sostenere le vittime ed educando al rispetto e all'uguaglianza di genere. È questo quanto ho chiesto tramite i miei atti, ai quali il Consiglio federale ha ora dato risposta.
Mozione 22.3234 Centri di crisi per vittime di violenza sessualizzata, domestica e di genere
Mi rallegro per la decisione del Consiglio federale che propone di accogliere la mia mozione. È essenziale che tutte le vittime di violenza sessualizzata possano usufruire dell'assistenza medica e psicologica adeguata indipendentemente dal Cantone nel quale si trovano. Attualmente, questo non è il caso in Svizzera. Anche la Convenzione di Istanbul, in vigore nel nostro Paese, obbliga a istituire centri di crisi per vittime di violenza sessualizzata, domestica e di genere e raccomanda un centro ogni 40'000 abitanti. Una presenza omogenea di questi centri sul territorio nazionale è importante per garantire alle vittime l'accessibilità e le medesime possibilità di farsi assistere e far perseguire i propri aggressori. I centri dovranno necessariamente coinvolgere professionisti di diversi settori per garantire una presa a carico e un accompagnamento adeguato a tutte le vittime.
Il dibattito sulla mia mozione è in programma al Consiglio degli Stati lunedì 13 giugno 2022.
Mozione 22.3233 Garantire le misure previste dalla Convenzione di Istanbul anche per le persone disabilità
È indispensabile che i bisogni specifici delle persone con disabilità siano maggiormente presi in considerazione nei programmi e nei progetti per prevenire e combattere la violenza domestica, la violenza sessualizzata e la violenza specifica contro le donne (e le persone con altre identità di genere). Si tratta di un'esigenza sancita anche nell'articolo 16 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, entrata in vigore in Svizzera nel 2014. Come avanzato nella mia mozione, questo dovrebbe essere fatto organizzando campagne di sensibilizzazione e prevedendo misure adeguate atte a prevenire atti di violenza da parte di persone fisiche o giuridiche nei confronti di persone con disabilità, compreso l'accesso senza barriere e una consulenza adeguata da parte di personale specializzato.
Il Consiglio federale ritiene che in Svizzera si faccia già abbastanza per promuovere queste esigenze. Per questo propone di respingere la mozione. Non sono d'accordo e ribadirò il mio impegno affinché i bisogni delle persone con disabilità siano sempre contemplati nella loro specificità.
Il dibattito sulla mia proposta si terrà al Consiglio degli Stati martedì 14 giugno 2022.
Interpellanza 22.3097 Sostegno economico alle vittime di violenza domestica
Tramite la mia interpellanza, ho sollecitato il Consiglio federale a valutare se le misure attualmente in vigore in Svizzera siano sufficienti per sostenere in modo ottimale le vittime di violenza economica (uno dei tipi di violenza domestica). La violenza economica rende finanziariamente dipendenti le vittime dagli autori di violenza tramite, tra gli altri, l'emarginazione dal mondo del lavoro e il controllo delle risorse finanziarie. Non disporre dei mezzi economici per provvedere a se stess* (e ai figli) scoraggerebbe molte vittime a interrompere la relazione violenta e avviare un percorso di autonomia e liberazione dalla violenza. In Italia, a questo proposito, è stato istituito nel 2020 il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza domestica.
Il Consiglio federale è dell'opinione che non sia necessario apportare una modifica alla LAV (Legge federale concernente l'aiuto alle vittime di reati) e alla LADI (Legge sull'assicurazione contro la disoccupazione) per introdurre una misura volta a garantire un aiuto finanziario specifico alle vittime di violenza domestica. Il sostegno finanziario erogato è già adeguato per assicurare alle vittime di iniziare un percorso di autodeterminazione.
Avrò la possibilità di rispondere alle considerazioni del Consiglio federale lunedì 13 giugno 2022 durante la seduta del Consiglio degli Stati.
Perseguire i crimini di guerra in Ucraina per promuovere la pace
Nel mese di marzo scorso ho inoltrato un'interpellanza (22.3361) per capire come la Svizzera collabori a livello internazionale per perseguire i crimini di guerra. Il 16 giugno interverrò in aula sviluppando la mia interpellanza. Su questo e sugli altri temi della sessione, vi fornirò ulteriori informazioni tramite i miei canali social (Facebook, Instagram, Twitter e ora anche LinkedIn).
Vi ringrazio per seguirmi sempre nella mia attività, per le vostre opinioni e i vostri consigli.
Cari saluti,
Marina