Uniti per la giustizia sociale e climatica
Intervento di Marina Carobbio, Consigliera agli Stati, in occasione del Congresso del PS Ticino, Bellinzona, 13.11.2022
Fa stato il testo parlato
Quanto è successo in questi giorni a Catania, con le navi ferme al porto e il divieto di far scendere a terra delle persone salvate in mare, è contrario al diritto internazionale, calpesta i diritti umani, ed è vergognoso, nei fatti e nelle parole. Le parole sono importanti; le parole possono essere usate come armi; le parole creano le realtà. Espressioni come “Carico residuale” e “sbarco selettivo” richiamano alla memoria i periodi più bui della storia del novecento e richiedono oggi come allora risposte forti, solidali, che travalicano le frontiere.
Perché per fronteggiare i problemi globali, occorrono risposte che non mettono gli uni contro gli altri, ma che riconoscono che le lotte per un giusto salario e un lavoro dignitoso, le lotte a ogni genere di discriminazione, le lotte e l’impegno collettivo per uno sviluppo sostenibile e una politica inclusiva volta all’accoglienza, sono tutte collegate tra loro. Non possiamo accettare che la crescente intolleranza, che i messaggi di odio e il razzismo siano ritenuti inevitabili o il risultato di questi tempi complessi. Così come non possiamo dare per scontati la democrazia e il rispetto dei diritti umani.
Dobbiamo fare tutti la nostra parte per una società più giusta, a maggior ragione in un periodo in cui “giustizia” e “sicurezza” vengono poste pericolosamente una contro l’altra.
Tornare a dare vera dignità alla politica significa non concepirla come strumento per contrapporre tra loro civiltà o gruppi, ma come strumento per una gestione lungimirante delle comunità nel loro insieme. Per questo occorre una politica che si occupi dei più fragili e del territorio, qui come altrove, perché è la somma e non la sottrazione che rende noi tutti parte di una grande comunità.
I valori del socialismo e del fronte rossoverde sono la base sulla quale costruire proposte politiche concrete, capaci di rispondere alle emergenze sociali, ambientali e climatiche, indissociabili tra loro. Questi sono i valori che guidano e sostengono noi tutti - compagne e compagni. Sono valori che, come molti di voi, ognuno a modo suo, difendo ininterrottamente da molti anni.
Sono ormai oltre trenta gli anni di militanza politica ed esperienza acquisita in associazioni, movimenti, in seno al Partito socialista, con i dodici anni passati alla vicepresidenza del PSS, e nelle istituzioni, dapprima in Gran Consiglio in Ticino e poi, negli ultimi quindici anni, a Berna, dove mi sono battuta e mi batto oggi al Consiglio degli Stati per i valori della socialdemocrazia, per una Svizzera più solidale, aperta e giusta. Tanti anni di lavoro e impegno in rappresentanza del nostro Partito di cui vado fiera e per i quali vi sono riconoscente, perché mi hanno consentito di contribuire, assieme a tutte e tutti voi, a raggiungere risultati importanti per la causa che ci accomuna.
Questo è quello che intendo continuare a fare mettendomi a disposizione per il Consiglio di Stato, se lo vorrete, convinta dell’importanza di avere un polo progressista coeso e forte, che sappia unire le proprie forze, per un Ticino in cui tutte e tutti possano vivere con dignità.
Credo fortemente nel progetto comune rosso-verde nato in questi mesi dal paziente lavoro del Partito socialista e dei Verdi. Un progetto che prevede anche la presenza di giovani, socialisti e verdi, non solo nelle liste del Gran Consiglio, ma anche in quella unitaria per il Governo. Con gli ideali, l’attivismo e il grande impegno che li contraddistingue, oggi i giovani ci stanno indicando la strada politica da percorrere: quella che vede l’impegno per più giustizia sociale congiunto alla questione ambientale; una strada sulla quale la lotta alle discriminazioni e per uguali diritti per tutti vanno di pari passo.
Perché, compagne e compagni, il futuro, anche del Partito socialista, non si può costruire senza di loro!
Viviamo in un cantone che è confrontato con problematiche urgenti. Lavoro. Salvaguardia dei redditi e delle pensioni. In Svizzera il 10% delle persone salariate ha un rapporto di lavoro atipico: lavoro su chiamata, contratti di lavoro a tempo determinato, gradi di occupazione molto bassi.
Sono in particolare giovani e donne a soffrire di una condizione che ha come conseguenza bassi salari e condizioni di lavoro sempre più precarie basate su part–time, lavori multipli e i nebulosi stage. Crescono e molto fortemente anche le difficoltà di chi fa un lavoro indipendente o autonomo, l’artigiana, il fiorista, il traduttore in proprio, la fisioterapista.
Come dimostrano Spartaco Greppi, Samuele Cavalli e Christian Marazzi nel libro “La gratuità si paga”, la ricchezza continua sempre a essere prodotta, ma sempre meno dal lavoro salariato, e sempre più da un lavoro invisibile, non riconosciuto e gratuito, che non fa che contribuire all’aumento delle disuguaglianze.
Il nostro compito è quello di dar voce e risposte concrete alle crescenti fragilità del mondo del lavoro. Dobbiamo rispondere alle preoccupazioni di quei giovani che a 30 anni sono ancora assunti solo per stage o tirocini nonostante abbiano un titolo di studio. Dobbiamo ascoltare i piccoli artigiani, il falegname, la ristoratrice, gli operatori culturali, che appartengono a gruppi particolarmente vulnerabili dal punto di vista economico. Oggi coloro che consegnano i pacchi o pasti a domicilio, che svolgono compiti online, dalle traduzioni alla programmazione informatica, non sono più solo persone che fanno lavoretti occasionali per arrotondare il salario, ma sono un numero sempre più importante di persone, con remunerazioni spesso davvero indecenti, i cui diritti sono calpestati.
La pandemia ha reso evidenti molte di queste fragilità, ma ci ha anche dimostrato che quando c’è la volontà politica si può rispondere con urgenza a molti bisogni e quindi anche a questi.
Grazie al nostro lavoro politico a livello nazionale siamo riusciti ad estendere almeno temporaneamente le indennità di perdita di guadagno per gli indipendenti e introdurre indennità per chi lavora nel settore della cultura. Ma non basta!
Ci vogliono risposte durature per contrastare il rischio di povertà. Il nostro sistema di assicurazione sociale è in ritardo rispetto ai cambiamenti del mondo del lavoro e alle nuove esigenze che esso crea. Le lacune per i lavoratori autonomi nelle assicurazioni contro la disoccupazione, malattia e infortuni sono particolarmente evidenti. Il rischio di cadere in povertà e di dipendere dall'assistenza sociale è in aumento, l’indebitamento cresce. Ecco quindi la necessità di migliorare ed estendere la copertura sociale ai lavoratori precari e alle carriere irregolari, ma anche ai lavoratori autonomi e della cultura al fine di ridurre le disuguaglianze sociali e garantire un'esistenza dignitosa. Ad esempio con l’introduzione di un'assicurazione generale di reddito, per tutti i casi di perdita di guadagno, in grado di rispondere ai nuovi rischi legati ai cambiamenti del mercato del lavoro.
Oggi più che mai è necessaria una visione coraggiosa e coerente per uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Soprattutto in un cantone come il Ticino, confrontato con finanze pubbliche deficitarie e con una maggioranza di destra che preferisce contenere le spese e diminuire la pressione fiscale sui più ricchi anziché investire per spezzare il circolo vizioso e rilanciare il nostro Cantone fornendogli una prospettiva di crescita futura a lungo termine.
Bisogna costruire un contratto sociale, in alternativa alle proposte sul tavolo della politica ticinese di sgravi fiscali ai più ricchi e alle grandi aziende o di maggiori deduzioni fiscali solo dall’apparenza sociali.
Non c’è infatti nulla di sociale nel far pagare 40 franchi in meno di imposta a una famiglia con due figli e un reddito netto di 62'000 franchi e far pagare 560 franchi in meno a una famiglia con un reddito netto di oltre mezzo milione! Questa non una proposta sociale, è una presa in giro!
Ci vuole un contratto tra Stato, cittadini e aziende, che investa nella creazione di posti di lavoro in grado di contrastare l’esodo di giovani dal nostro Cantone; un contratto che migliori realmente la conciliabilità tra famiglia e lavoro e che dia nuove possibilità alle piccole e medie aziende radicate nel nostro territorio, contribuendo così a sostenere i redditi delle classi popolari, delle famiglie e dei pensionati. Un contratto nel quale lo Stato ha un ruolo non solo di regolatore, bensì anche di garante di diritti e di una migliore redistribuzione della ricchezza.
Le opportunità ci sono, ma bisogna avere il coraggio di ridare alla politica il ruolo centrale che le compete, che non può essere quello di limitarsi alla mera gestione contabile, per quanto importante essa sia. Dobbiamo avere dei progetti, delle visioni, non solo il naso puntato sulla calcolatrice! Per il nostro Cantone io non vedo infatti solo problemi, ma anche e soprattutto opportunità di miglioramento. Opportunità nell’ambito della biomedicina, con gli Istituti di ricerca biomedica e di ricerca oncologica a Bellinzona e con la creazione di un ospedale universitario inserito nella struttura multisito dell’EOC, che possono offrire posti di lavoro altamente qualificati nella ricerca e nei servizi. Opportunità nell’economia circolare, che richiede conoscenze nel campo del riciclo o della riparazione dei beni, permettendo di far rivivere alcune professioni che hanno perso molta della loro importanza negli ultimi decenni e creando nuove professioni nel settore delle energie rinnovabili. Opportunità nel settore della cura, dalle infermiere e dagli infermieri alle promotrici e ai promotori sanitari. Investendo in questi settori il Ticino può attirare giovani, integrare maggiormente nuove figure professionali e mantenere nel mondo del lavoro persone con esperienza.
Per sfruttare tutte queste opportunità dobbiamo riconoscere il ruolo centrale dell’educazione e della formazione, che non sono costi, ma investimenti cruciali per il futuro del nostro Cantone!
Una scuola pubblica equa, inclusiva e di qualità offre opportunità anche a chi altrimenti non ne avrebbe. Rafforzare le competenze di base e la formazione continua per gli adulti permette un ritorno positivo del 3%, in termini di maggiori introiti fiscali e di contributi e di minori spese per l’aiuto sociale, la disoccupazione o l’assicurazione invalidità.
Un ritorno positivo che avremmo anche sostenendo le piccole aziende radicate sul nostro territorio nello sviluppo di nuove competenze, come quelle digitali o nell’ambito della riconversione energetica.
Sanità, cura, cultura, ricerca, formazione, riconversione energetica, cura del territorio, sono settori fondamentali per soddisfare i bisogni della popolazione, per rispondere alla travolgente evoluzione demografica, alle pressanti sfide poste dal surriscaldamento climatico e per qualificare e promuovere il nostro territorio sotto forma di servizi traducibili in concorrenzialità positiva per l’insediamento di aziende virtuose, per una attiva e positiva promozione, anche turistica, del Ticino.
Mi sono impegnata molto contro la riforma di AVS21 fatta sulle spalle delle donne e passata in votazione per poche migliaia di voti, ma respinta in Ticino. Durante questa campagna ho incontrato molte persone: donne e uomini che vivono solo di AVS o che hanno una misera rendita dal 2. Pilastro, insufficiente per affrontare spese impreviste, come possono essere quelle dentarie.
L’aumento dei prezzi, il caro energia, l’inflazione, l’aumento dei premi delle casse malati pesano in maniera importante sui pensionati, sulle famiglie e su molte persone fragili, purtroppo sempre più numerose. A queste persone noi dobbiamo risposte.
A Berna siamo riusciti ad ottenere l’adeguamento completo al rincaro delle rendite AVS/AI, ma probabilmente non gli aiuti urgenti per contrastare gli aumenti dei premi cassa malati. Ancora una volta gli interessi particolari prevalgono su quelli generali, come sta succedendo in Ticino con la nostra proposta per aumentare i sussidi cassa malati, alla quale la maggioranza borghese preferisce sgravi fiscali a vantaggio dei più benestanti. Una destra che vuol far credere che i benefici per i ceti più abbienti automaticamente favoriscono i redditi modesti, secondo l’assurda teoria liberista dello sgocciolamento.
A Berna dobbiamo lottare per una riforma del 2. Pilastro che non porti a riduzioni delle pensioni e non continui a discriminare le donne. In Ticino dobbiamo evitare il previsto taglio delle pensioni statali!
I nostri valori, la nostra storia, il nostro impegno ci hanno permesso di costruire lo Stato sociale, difendere la scuola pubblica, le pari opportunità e la parità di genere. Grazie al nostro lavoro siamo stati tra i primi cantoni in Svizzera ad introdurre gli assegni familiari e le prestazioni complementari per le famiglie. Ora non dobbiamo limitarci a difendere quanto acquisito, ma lavorare per accrescere ulteriormente il bene comune curando la nostra casa, il nostro Cantone.
È con questo progetto, con questa ambizione dovuta e necessaria che ci presentiamo alle elezioni cantonali: il progetto per un Ticino in cui vivere, non sopravvivere; il progetto rosso-verde.
Care compagne e cari compagni,
mi conoscete, non parlo volentieri di questioni personali, preferisco parlare di proposte politiche e lavorare per concretizzarle. È per questo che in tutti questi anni mi avete dato la vostra fiducia. Oggi, però, qualcosa di personale vorrei dirlo.
Un pensiero per la mia famiglia, un ringraziamento a mio marito Marco. Un ringraziamento ai miei figli ai quali ho sottratto tanto tempo per fare politica, ma a cui spero di aver dato gli strumenti per stare sempre dalla parte dei più deboli, di chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, gli strumenti per impegnarsi nella salvaguardia del nostro territorio e dell’ambiente, per contribuire a costruire un futuro diverso, più giusto, solidale e sostenibile. Quei valori che i miei genitori, ma anche mio nonno Alfredo, fiero antifascista, hanno trasmesso a me e a mia sorella.
Mia mamma Graziella, che si è battuta con tante donne della sinistra e progressista in Ticino per il riconoscimento del lavoro di cura e la libera scelta per l’aborto. Il primo obiettivo non l’abbiamo ancora ottenuto, il secondo oggi va più che mai difeso.
Mio papà Werner, che in tutti questi anni mi ha insegnato l’importanza di stare dalla parte dei più deboli, di lavorare sul territorio raccogliendo firme per iniziative e referendum o partecipando a manifestazioni e presidi solidali. Ma che mi ha anche insegnato la necessità di approfondire con impegno e serietà i dossier politici. Compagni e compagni, se è questo vuol dire essere una “grande famiglia”, allora sì lo siamo, orgogliosi di essere – assieme a tutte e tutti voi – parte di una grande famiglia di antifascisti, femministi e socialisti! Orgogliosi di essere parte della famiglia socialista!
Ho molto rispetto per questa candidatura e per la carica di Consigliera di Stato. Sono consapevole di ciò che significa, della dedizione e delle responsabilità che comporta. Credo di avere maturato le competenze e l’esperienza necessarie per poter esercitare questo ruolo nell’interesse del nostro Cantone e della sua popolazione, se voi, se le elettrici e gli elettori poi, deciderete di darmi fiducia.
Il Ticino, a cui sono profondamente legata, merita di avere stabilmente in Governo una o un esponente del Partito socialista, dell’area rossoverde e del fronte progressista.
Se sapremo restare uniti e lavorare assieme, un giorno non troppo distante questi potrebbero perfino essere due.
Allo stesso modo, per difendere i nostri valori comuni, il nostro Cantone merita e ha bisogno di un rafforzamento delle cruciali forze socialiste e progressiste in Parlamento.
Per questo progetto comune, per questa prospettiva di un modello di crescita virtuoso e vincente dal punto di vista sociale e ambientale, per questa visione d’insieme e a medio-lungo termine sono pronta a battermi e voglio mettere a disposizione di questo Cantone l’esperienza che ho maturato in tutti questi anni: i miei contatti in Ticino e a Berna con molte organizzazioni cantonali e nazionali in ambito sanitario, ambientale, della ricerca e della cultura.
È per me un grande privilegio e una sincera emozione potermi sottoporre oggi al vostro giudizio.
Lo faccio con grande umiltà, compagne e compagni, consapevole che solo lavorando a stretto contatto con voi e con le molte persone e associazioni sul territorio attive nel mondo del lavoro, della scuola, della sanità pubblica, della migrazione e dell’ambiente, potrò portare un reale e concreto contributo alla cura del nostro Cantone. Perché da soli possiamo fare ben poco: solo lavorando assieme, con impegno, altruismo e solidarietà, possiamo davvero cambiare le cose. Viva il socialismo! Viva la lista unitaria “socialisti e verdi “! Viva il Ticino!