Rapporto d’attività 2015-2019
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Rapporto d’attività 2015-2019
Marina Carobbio Guscetti, Consigliera agli Stati e vicepresidente PSS
Cariche
Consigliera nazionale dal 2007 al 2.2.2019, in seguito Consigliera agli Stati
Membro della Commissione delle finanze (CF) fino al dicembre 2017
Membro della Delegazione delle finanze (Findel) fino al dicembre 2017
Membro della Commissione socialità e sanità (CSSS)
Membro supplente della Commissione di redazione di lingua italiana
Dal 2008 vicepresidente del Partito Socialista Svizzero
Membro del comitato del gruppo PSS fino al 2.12.2019
Attività extraparlamentari
Membro Fondazione Amici di AMCA, Giubiasco
Membro Fondazione Casa Astra, Mendrisio
Vicepresidente Associazione aiuto medico al Centro America, Giubiasco
Vicepresidente Associazione Svizzera Inquilini dal 2018, in precedenza presidente
Vicepresidente Iniziativa delle Alpi
Sindacato svizzero dei servizi pubblici (VPOD), membro supplente di comitato
Membro della Fondazione Fairmed
Membro della Fondazione Johanna Spyri
Membro del Consiglio della Svizzera italiana di Bibliomedia Svizzera
Membro del comitato di piattaforma salute (fino al 20.1.2020)
Premessa
Per un bilancio esaustivo rimando al bilancio di legislatura presentato dal gruppo socialista alle camere federali. Anche perché, oltre all’attività parlamentare sulla quale tornerò in seguito, la legislatura è stata caratterizzata da alcuni momenti che in quanto unica rappresentante socialista alle camere federali per il periodo 2015-2019 e per il PSS e il PS-Ticino, ne hanno determinato l’azione politica.
Anzitutto le elezioni federali 2015 hanno sancito uno spostamento a destra del Consiglio nazionale e un rafforzamento della presenza di eletti del PSS al Consiglio degli Stati. Durante la legislatura si è quindi assistito a posizione a volte diverse tra le due camere del parlamento federale, con un Consiglio degli Stati per certi versi più progressista rispetto al Consiglio nazionale.
Come consueto, alcuni temi che hanno caratterizzato la legislatura 2015-2019 non hanno ancora finito l’iter parlamentare e determineranno la legislatura appena iniziata. Il loro esito dipenderà evidentemente dai nuovi rapporti di forza scaturiti dalle urne alle elezioni federali 2019, che hanno visto complessivamente un rafforzamento dell’aerea rossoverde, grazie all’importante avanzata del partito “I Verdi” e i “Verdi liberali” e, nonostante una perdita del Partito Socialista, accanto all’avanzata delle forze ambientaliste, le lezioni federali 2019 registrano un record di donne elette al Consiglio nazionale (84 donne su 200, pari al 42%) e al Consiglio degli Stati (13 su 46 pari al 26%).
La mia elezione a Presidente del Consiglio nazionale e dell’Assemblea federale per l’anno 2018-2019 avvenuta il 26 novembre 2018, ha certamente svolto un ruolo importante nella mia attività politica federale. È stata un’esperienza indimenticabile, che mi ha permesso di conoscere meglio il nostro magnifico paese, di incontrare molte persone, enti e associazioni. Ho anche potuto visitare vari paesi – Mongolia, Ruanda e Mozambico solo per citarne alcuni – e scoprire altre realtà e visitare diversi progetti di cooperazione allo sviluppo con particolare attenzione alla salute pubblica e alle tematiche di genere.
Ho cercato di usare al meglio la visibilità di questa carica per portare avanti due temi che mi stanno da sempre a cuore: la partecipazione delle donne in politica e la valorizzazione della Svizzera italiana e del plurilinguismo. Trovate qui un bilancio in undici punti dell’anno presidenziale, pubblicato sul sito del parlamento. Altre informazioni su incontri e viaggi sono pubblicate sul mio sito o su quello del parlamento.
In quanto Presidente del Consiglio nazionale non sono intervenuta direttamente prendendo posizione sui dibattiti in corso in Parlamento e non ho depositato atti parlamentari. Gli atti parlamentari depositati sono quindi stati presentati nella prima parte della legislatura e possono essere consultati qui.
Infine il 17 novembre 2019 sono stata eletta al Consiglio degli Stati, di cui faccio parte dal 2 dicembre 2019. Con quest’elezione per la prima volta una donna e una socialista ticinese è rappresentata alla Camera dei Cantoni. Per il Ticino le elezioni federali hanno permesso un rafforzamento dell’area rossoverde, con Bruno Storni e Greta Gysin che sono stati eletti al Consiglio nazionale ed io al Consiglio degli Stati ora 3 su 10 membri della deputazione ticinese alle Camere federali fanno parte di questa area.
Per il bilancio complessivo del gruppo parlamentare rimando agli obbiettivi di legislatura presentati dal gruppo parlamentare PSS in carica nella scorsa legislatura, elaborati per il periodo 2019-2023 che contengono anche un bilancio di quanto ottenuto nel periodo 2015-2019.
In questo documento all’attenzione del Congresso del PS Ticino mi limiterò a riassumere alcuni temi dove come Consigliera nazionale socialista che rappresenta la sezione ticinese del PSS ho avuto un ruolo attivo. Vale inoltre la pena rammentare che l’attività parlamentare si svolge prevalentemente nelle commissioni, ai quali si affiancano i dibattiti nel plenum e gli interventi (atti) parlamentari – vedi qui i miei atti parlamentari.
Accanto all’attività istituzionale, un ruolo importante lo svolgono le attività al di fuori delle istituzioni, in associazioni e movimenti che operano sul territorio e nella società, e che permettono di essere a stretto contatto con i cittadini e le cittadine e di capire meglio i problemi che li riguardano.
Essendo stata membro della Commissione della sicurezza sociale e sanità e della Commissione delle finanze, nonché della Delegazione delle finanze la mia attività si è svolta soprattutto in questi ambiti, oltre a un impegno importante e attivo in associazioni e altre organizzazioni.
Anno femminista, sciopero delle donne, parità e questioni di genere
In collaborazione con la rete di donne dei Servizi del Parlamento ho potuto sviluppare la pagina web «Donne politiche», attorno alla quale sono nate numerose azioni e momenti per riconoscere il lavoro delle prime donne elette in Parlamento, le pioniere, e anche avere uno sguardo sui problemi delle donne in politica oggi e domani. Proprio perché la democrazia ha bisogno di un’equa presenza dei generi ho dedicato particolare attenzione alla presenza delle donne in politica e in più in generale nel mondo del lavoro e nella società. Un momento centrale anche per me è stato lo sciopero del 14 giugno 2019: centinaia di migliaia di donne (e uomini solidali alla causa) sono scese in piazza a manifestare per parità di salario, il riconoscimento del lavoro di cura e la fine della violenza domestica. Un appello importante, che la politica ha il dovere di prendere sul serio e implementare rapidamente delle misure puntuali in tal senso. Il 14 giugno non era il traguardo, bensì solo una tappa sul cammino verso le pari opportunità. Anche il Consiglio nazionale su mia proposta ha fatto una pausa dei propri lavori per esprimere solidarietà alle donne che rivendicano pari diritti.
La revisione della legge sulla parità salariale che prevede che imprese con oltre 100 impiegati debbano svolgere un’analisi sull’uguaglianza dei salari tra i sessi ogni quattro anni, facendola verificare da un organismo indipendente è sicuramente un passo nella giusta direzione. Questa revisione e l’approvazione di un mini congedo paternità di 2 settimane (sul quale pesa un possibile referendum), possono anche essere visti come primi piccoli risultati dell’enorme mobilitazione delle donne contro le disparità legale al genere, che hanno portato anche ad un aumento delle donne elette a livello federale in diversi cantoni.
Il 2019 può quindi essere considerato l’anno delle donne. Il PSS, dal canto suo, ne ha fatto l’anno femminista.
Redditi, salari, diminuzione del potere d’acquisto e difficoltà del ceto medio e medio-basso
È noto che il mercato del lavoro ticinese è molto più fragile del resto della Svizzera, con salari e redditi nettamente inferiori e la pressione verso il basso sui salari e la precarietà e i lavori atipici in aumento. Così come già fatto nel quadriennio precedente, ho dedicato una particolare attenzione alla difficile situazione del mercato del lavoro nel nostro Cantone, intervenendo con proposte concrete per regolamentare il lavoro su chiamata che diventa per molte persone sinonimo di precarietà. Purtroppo questa base legale è stata respinta dal Consiglio nazionale. Troppo spesso assistiamo in Ticino a situazioni di pressione sui salari, di precarizzazione e di mancanza di responsabilità di alcune aziende, ragione per la quale lo sviluppo del nostro tessuto economico merita riflessioni più ampie.
L’accordo quadro con l’Unione europea ha caratterizzato la legislatura 2015-2019 e sarà uno dei temi importanti per quella appena iniziata. Esso sarà determinante certamente per le nostre relazioni con l’Unione europea ma anche per il mercato del lavoro, in quanto uno dei punti in discussione sono le misure d’accompagnamento alla libera circolazione. Misure a tutela dei salari e delle condizioni di lavoro che non possono essere certamente ridotte bensì, considerato il contesto attuale del mercato del lavoro, vanno rafforzate .
In proposito avevo proposto che nei Cantoni il cui mercato del lavoro è particolarmente a rischio, ci fosse la possibilità di attivare per un periodo limitato misure collaterali rafforzate. Una soluzione federalista che avrebbe permesso di rafforzare puntualmente le misure a difesa dei salari sulla base di indicatori oggettivi e trasparenti, ma alla quale Consiglio federale e Parlamento non hanno dato seguito ritenendo sufficienti le misure allora previste per aumentare controlli e sanzioni. Il tema delle regioni particolarmente esposte alla precarietà e al dumping salariale, com’è il caso del nostro Cantone, è stato oggetto di miei interventi in diverse occasioni. Sarà certamente uno dei temi sui quali mi concentrerò al Consiglio degli Stati riprendendo in forma diversa queste proposte.
I costi per l’alloggio e i premi cassa malati sono tra le principali voci delle economie domestiche e pesano in maniera importante sui redditi della classe media e medio-bassa erodendo il potere d’acquisto. Alla luce di questa situazione interventi in questi ambiti sono più che urgenti. Nel 2016 è stata depositata l’iniziativa popolare “per più abitazioni a prezzi accessibili” a favore di alloggi a pigione moderata e di utilità pubblica, lanciata dall’associazione svizzera degli inquilini e che io ho sottoscritto come prima proponente, in quanto allora ero presidente dell’associazione. Il popolo svizzero voterà su questa iniziativa il 9 febbraio 2020.
L’aumento dei premi cassa malati e dei costi sanitari sono tra le principali preoccupazione della popolazione svizzera. Ecco perché il PSS ha lanciato un’iniziativa popolare per “l’alleggerimento dei premi cassa malati”, che chiede di limitare i premi al massimo del 10% del reddito disponibile delle economie domestiche, che sarà depositata il 23 gennaio 2020. Bisogna infatti agire sul finanziamento dell’assicurazione malattia per diminuire i premi cassa malati. In vent’anni premi cassa malati sono aumentati del 120 per cento, ben al di sopra dell’aumento dei salari e delle rendite pensionistiche che invece stagnano; oggi il 40 per cento degli assicurati paga più premi cassa malati che imposte.
Ho lavorato attivamente nella commissione della sicurezza sociale e della sanità per una modifica della LaMal, ora entrata in vigore, per ridurre i premi dei bambini e dei giovani adulti in formazione. Per far fronte agli aumenti dei premi malattia, un numero crescente di assicurati sceglie i modelli di assicurazione alternativi, trovandosi poi confrontati con norme contrattuali di difficile comprensione e con sanzioni sproporzionate. In collaborazione con le associazioni delle consumatrici e dei consumatori ho presentato una mozione per un sistema d’assicurazione malattia più trasparente e comprensibile, onde evitare che molti assicurati si trovino imbrigliati in contratti con clausole e condizioni che non hanno capito. Purtroppo questa proposta è stata respinta, ma il tema della trasparenza nell’assicurazione malattia rimane d’attualità.
Grazie alla minaccia di referendum siamo riusciti a sventare la proposta della maggioranza borghese di aumentare le franchigie. Una misura che, così come la decisione di prelevare una tassa di 50.- franchi per le visite in pronto soccorso, non risolve i problemi dei costi sanitari, bensì penalizza i malati cronici e con polimorbidità. Per contenere i costi sanitari abbiamo presentato diverse misure che vanno da un rafforzamento della prevenzione e del sistema del medico di famiglia alle cure integrate e ambulatoriali, per meglio curare i pazienti con polipatologie, all’evitare una corsa agli investimenti nelle strutture ospedaliere che potrebbe causare sovraccapacità. A questo proposito il parlamento ha approvato la mia proposta di presentare un rapporto che illustri la situazione per quanto riguarda gli investimenti infrastrutturali e tecnologici previsti dagli ospedali in Svizzera nei prossimi anni e quali misure sono necessarie per evitare sovraccapacità e quindi un aumento dei costi sanitari e dei premi cassa malati. La concorrenza in ambito sanitario e la proliferazione dell’offerta portano a un aumento dei costi sanitari, l’esubero dell’offerta di apparecchiature medico tecniche genera costi supplementari, sono quindi necessari sistemi di regolazione dell’offerta sanitaria a livello nazionale e cantonale. Purtroppo la mia iniziativa parlamentare “Per una regolamentazione coerente e nell’interesse degli assicurati delle apparecchiature medico diagnostiche” è stata respinta dal Consiglio nazionale nel maggio 2016.
Si deve anche agire sul sistema tariffario, ad esempio passando a prestazioni forfettarie anche nel settore ambulatoriale, ed intervenire in maniera più marcata sul costo dei medicamenti in molti casi non sono giustificati dai costi per la ricerca e la produzione per lo sviluppo di nuovi prodotti. In merito, a seguito di una situazione venutasi a creare in Ticino che ha poi avuto eco nazionale, ho portato avanti con successo una proposta per evitare disparità di trattamento nel rimborso dei medicamenti per la cura del cancro infantile.
Il Parlamento federale ha approvato una legge proposta dal Consiglio federale per riconoscere i famigliari curanti. Questo importantissimo lavoro richiede tempo ed energia, comportando anche ripercussioni finanziare a causa dell’assenza dal posto di lavoro. La modifica legislativa prevede anche un congedo di 14 settimane in caso di malattia dei figli. Un passo positivo e che dovrà portare in futuro anche a una riflessione più generale sul lavoro di cura non remunerato.
Un tema centrale già trattato al Consiglio nazionale è il fabbisogno di personale curante nell’ambito delle cure. Sono tra i primi firmatari dell’iniziativa popolare lanciata dall’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri “per cure infermieristiche forti” che intende formare più personale di cura e rafforzare la figura delle infermiere e infermieri. Il Consiglio nazionale ha elaborato un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare. La questione sarà trattata nelle prossime settimane dal Consiglio degli Stati.
Parlare di redditi e di potere d’acquisto vuol dire anche parlare di pensioni. La riforma pensionistica, “previdenza vecchiaia 2020”, è stata respinta dal popolo svizzero, mentre in Ticino ha prevalso il sì. Il responso delle urne non ha risolto i problemi del nostro sistema pensionistico, che sarà uno dei temi centrali della legislatura 2019-2023 e non significa nemmeno un lasciapassare all’innalzamento dell’età pensionabile o a una diminuzione delle rendite. Anche l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne non può essere accettato fintanto che non ci sarà un effettiva parità salariale. Non si deve infatti dimenticare che le donne sono già penalizzate a livello pensionistico rispetto agli uomini: un salario più basso corrisponde infatti ad una rendita inferiore (le donne riscuotono rendite inferiori del 37 per cento rispetto agli uomini). Inoltre spesso chi lavora a tempo parziale non raggiunge la soglia minima per accedere al secondo pilastro.
Il popolo svizzero ha approvato in votazione popolare la riforma fiscale e finanziamento dell’AVS (RFFA), diretta conseguenza del No popolare del 2017 al riforma III delle imprese, referendum portato avanti con successo dal PSS che voleva evitare nuovi privilegi fiscali. La RFFA ha abolito i privilegi alle holding e garantito due miliardi supplementari all’AVS. All’interno del PSS c’era stato un ampio dibatto pro e contro la riforma, con una maggioranza favorevole alla stessa. Al di là dei mezzi supplementari all’AVS, il primo pilastro va rafforzato, perché è un vero e proprio meccanismo di ridistribuzione solidale, e garante di un patto intergenerazionale.
Svolta energetica, servizi pubblico e trasporti
Nella legislatura 2015-2019 il popolo svizzero ha votato un favore della strategia energetica 2050 per permettere un passaggio alle energie rinnovabili, ha respinto la scandalosa riforma III delle imprese e l’iniziativa No Billag che metteva a rischio il servizio pubblico nei media.
Eppure in tutti questi ambiti c’è ancora molto da fare. Anzitutto la revisione della legge sul CO2 il cui esame non è ancora terminato. Un passo importante ma non ancora sufficiente. È fondamentale che la politica prenda sul serio l’emergenza climatica introducendo misure più incisive per ridurre le emissioni di CO2: in Ticino, in particolare nel Mendrisiotto, deteniamo ormai da molti anni il triste primato d’inquinamento dell’aria, in primis per quanto riguarda le polveri sottili in inverno e l’ozono in estate, ciò che rende quasi costante, nel corso dell’anno, il superamento delle soglie massime di inquinamento fissate dalle diverse Ordinanze. Con un atto parlamentare, tutt’ora pendente, ho chiesto misure più incisive per combattere lo smog. Misure da applicare quando i valori di inquinanti atmosferici superano i limiti stabiliti, quali il divieto di trasporto di determinate merci con veicoli pesanti e il blocco degli automezzi particolarmente inquinanti su determinati tratti autostradali.
Purtroppo il 28 febbraio 2016 il popolo svizzero ha approvato il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo. Le associazioni ambientaliste, in testa l’iniziativa delle alpi, congiuntamente a chi si è opposto al raddoppio vigilerà affinché le promesse fatte in campagna di votazione di non aumentare la capacità di transito siano mantenute. Inoltre, oggi più che mai, è urgente trasferire le merci su rotaia, favorire i trasporti pubblici e completare Alptransit a Sud di Lugano.