Intervento tema povertà – sessione straordinaria

La crisi sanitaria che abbiamo vissuto in queste settimane è una crisi globale che non risparmia nessun continente e colpisce i paesi più ricchi come quelli più poveri. In poche settimane abbiamo cambiato il nostro modo di vivere, abbiamo ridotto i contatti sociali e rallentato le attività. La popolazione si è attenuta a queste regole. Per questo ad essa va certamente un nostro grazie. La nostra vicinanza va a quelle persone che sono colpite dalla crisi, perché vi sono dei loro cari ammalati o deceduti o perché hanno dovuto lavorare nonostante la difficile situazione e le paure che potevano avere sul mondo del lavoro o all’interno della famiglia. Dietro tutte queste persone e dietro i numeri del contagio, che abbiamo letto ogni giorno, ci sono dei volti e magari anche delle persone che conosciamo.

Il Consiglio federale ha dovuto prendere decisioni in poco tempo, avvalendosi della legge sulle epidemie e introducendo lo stato d’urgenza. Un grazie quindi anche da parte mia al Consiglio federale perché in poco tempo ha portato avanti delle importanti misure di politica sanitaria ed economiche.
È una crisi globale che evidenzia la necessità di risposte coordinate e solidali, perché così come in altri paesi del mondo anche in Svizzera ci sono regioni più colpite di altre, com’è il caso del mio cantone, del Canton Ticino. È un cantone che per quanto riguarda il numero di persone ammalate e ricoverate è ai primi posti. Ha dovuto adottare anche delle misure straordinarie e fino a ieri aveva misure più restrittive del resto della Svizzera.

Sulla base dei dati sanitari le autorità cantonali ticinesi hanno potuto chiedere la cosiddetta finestra di crisi, in modo da interrompere tutte le attività non essenziali e rallentare così i contagi, proteggere la salute della popolazione e salvaguardare anche il nostro servizio sanitario, ma anche – e in questo senso ringrazio il Consiglio federale per aver capito questa situazione molto difficile – garantire alla popolazione del nostro cantone, alle lavoratrici e ai lavoratori, le importanti misure economiche decise dal Consiglio federale. Misure che poi andavano estese anche a quei settori che nel Canton Ticino avevano dovuto chiudere l’attività proprio perché c’era bisogno di misure più restrittive per rallentare la crisi.

Questo è stato un gesto di solidarietà molto importante da parte di uno Stato federalista verso un cantone più in difficoltà. Penso che anche in una situazione dove le massime decisioni sono concentrate a livello federale – ed è giusto così – dev’esserci lo spazio di manovra per misure di politica sanitaria più restrittive per rallentare la diffusione di un’epidemia. Ringrazio quindi il Consiglio federale per aver riconosciuto questa situazione e per aver portato avanti misure oggettivamente difficili e delicate, anche resistendo alle pressioni che sono arrivate da più parti, da chi magari avrebbe voluto aperture ancora più rapide, indipendentemente dalla valutazione sanitaria.

Se dico questo è perché i dati sanitari ed epidemiologici devono sempre essere alla base delle nostre valutazioni e decisioni. Questo vale sia per il Consiglio federale, che ha già preso le sue decisioni, sia per noi in questa questa sessione straordinaria. Evidentemente ciò non vuol dire non riconoscere anche la necessità di misure economiche ma queste devono basarsi sui dati epidemiologici e sanitari. C’è poi stato il lavoro del Parlamento, molto importante, che ha contribuito ad estendere le misure adottate anche ai lavoratori indipendenti indirettamente toccati dalle misure di chiusura oppure a riconoscere il lavoro ridotto anche per le agenzie interinali oppure a chiarire la definizione di “persone vulnerabili” che necessitano di particolare attenzione al momento della ripresa delle attività.

L’emergenza sanitaria sta diventando sempre più un’emergenza sociale ed economica e c’è il rischio di una grave recessione. Le misure finanziarie a sostegno dei salari e dei posti di lavoro decise dal Consiglio federale sono necessarie ma a mio parere non sono sufficienti per evitare che i costi di questa crisi ricadano sui più de- boli o sulle classi medie, facendo aumentare la povertà. Spero quindi che accanto a misure che adotteremo o che discuteremo questi giorni – per sostenere, con una soluzione sugli affitti, i proprietari di stabili commerciali, per garantire le strutture di accoglienza per i bambini, tanto importanti, per la ripresa delle attività lavorative o per sostenere il turismo – ci siano anche delle riflessioni su misure per preservare il potere d’acquisto del- le economie domestiche, sulle quali pesa anzitutto il carico dei costi sanitari e dei premi cassa malati. Non sappiamo ancora come evolveranno questi premi ma dovremo seguire attentamente la situazione.

È però urgente anche uno sforzo nazionale ed internazionale di solidarietà per combattere la povertà in Svizzera come nel resto del mondo. Ci vogliono quindi misure concrete e rapide per le persone economicamente più fragili che vivono anche nel nostro paese. E ci vuole a mio parere un programma legato all’emergenza sociale ed economica per combattere la povertà. Chiedo quindi alla consigliera federale, approfittando anche della possibilità di fare delle domande, se sono previste delle misure in questo senso.

Dans cette phase de reprise graduelle des activités, la priorité doit être accordée à la santé de la population. Ce ne sera que de cette façon que l’économie pourra vraiment redémarrer. Ce sont les données épidémiologiques qui doivent dicter la prolongation du respect des règles de distanciation sociale et les prochaines étapes de la reprise des activités. En même temps, il faut prendre toutes les mesures nécessaires visant à garantir les salaires et les emplois.

Beaucoup a été fait grâce à deux instruments très importants et au droit d’urgence: l’extension de l’instrument du chômage partiel et les allocations pour perte de gain “coronavirus”. Cependant, il y a encore des lacunes, comme je l’ai dit, surtout pour les personnes ayant les revenus les plus faibles et les personnes en situation de pauvreté. Il faut donc prendre les mesures nécessaires pour que les membres les plus faibles de notre société reçoivent également un soutien suffisant. Déjà aujourd’hui, un million de personnes vivent en dessous ou juste au-dessus du seuil de pauvreté. Elles sont particulièrement vulnérables. Elles ont donc besoin aussi de bénéficier des mesures de soutien. Je pense que le Parlement doit en discuter mais que le Conseil fédéral doit en discuter aussi. Comme je l’ai dit, j’aimerais savoir si le Conseil fédéral pense proposer des mesures ciblées contre la pauvreté.

Cette crise nous montre aussi que le système de santé publique doit être renforcé. Le travail des soins à la personne et celui effectué dans le secteur de la santé doivent être mieux reconnus. Notre système de santé a été en mesure de répondre à l’urgence de la crise: les hôpitaux se sont transformés; des unités de soins intensifs ont été mises en place rapidement pour traiter les patients atteints du Covid-19. Les travailleurs de la santé ont dû oeuvrer dans des conditions difficiles. Tout cela était nécessaire. Mais, maintenant, nous ne pouvons pas revenir à la situation d’avant la crise. La Suisse et le monde entier ont redécouvert à l’occasion de cette crise un certain nombre de métiers d’importance systémique. Nos sociétés ne fonctionnent pas sans les salariés des soins à la personne, de la santé, du nettoyage, de la sécurité, du secteur alimentaire, de la logistique. Or, nous le savons, ce sont souvent des emplois mal rémunérés et mal considérés, et, pour la plupart, exercés par des femmes, il faut toujours le rappeler. Beaucoup de femmes qui ont travaillé pendant la crise ont joué un rôle très important pour cette crise, soit au travail, soit dans le secteur des soins la personne, soit à la maison.

Cette crise nous a également montré la nécessité d’investir pour l’approvisionnement en médicaments. On a besoin de promouvoir la production décentralisée de médicaments et de préserver et garantir les capacités de production des médicaments spécifiques en Suisse. Déjà durant cette session, dans cette salle, nous ferons des réflexions sur la nécessité d’un approvisionnement suffisant en médicaments et en vaccins. Je pense que cette réflexion est une des plus importantes à mener avec celle relative à la revalorisation des métiers essentiels au système, qui devra avoir lieu ces prochains mois.

On a beaucoup à apprendre de cette crise. Mais, comme je l’ai dit, une chose est très importante, et nous en avons parlé beaucoup durant ces dernières semaines: c’est la solidarité. On a vu se développer la solidarité entre les personnes, entre les gens qui étaient confinés à la maison et les gens qui devaient travailler; on a vu se développer la solidarité envers les plus faibles. On doit donc apprendre à être encore plus solidaire.

Je pense qu’il faut éviter que les coûts de cette crise ne soient payés par la classe moyenne et les personnes les plus fragiles. Voilà pourquoi je pense que la création d’un fonds de crise, financé de manière solidaire, représenterait un pas très important. Le financement solidaire, cela signifierait que ceux qui peuvent se le permettre devraient contribuer à alimenter ce fonds, c’est-à-dire les personnes ayant les plus hauts revenus, les plus grandes fortunes, la Banque nationale Suisse, la Confédération. Mais c’est sûrement une réflexion que nous ferons durant les prochaines semaines et les prochains mois.

J’ai commencé mon intervention en mentionnant la solidarité, je vais la terminer en parlant de solidarité en remerciant toutes les personnes qui ont fait preuve de solidarité. Nous devons continuer d’agir de manière solidaire, pour sauvegarder notre pays mais aussi pour sauvegarder les plus faibles.

Alessandro

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