Discorso di fine legislatura

BERN 27.09.2019 Abschluss der 50. Legislatur im Nationalratssaal. Photo Béatrice Devènes/Parlamentsdienste

Care colleghe, cari colleghi,

Sono passati dieci mesi da quando mi avete concesso l’onore di presiedere questo consesso e mi restano poco più di due mesi per terminare il mio mandato di Presidente. Anzitutto vi ringrazio per la collaborazione, importante soprattutto quando i dibattiti e le discussioni vertevano su temi controversi o ricchi di emozioni.

Nel mio discorso di insediamento avevo messo l’accento sulla diversità linguistica e culturale quale valore. Uno degli elementi principali per il mantenimento dell’identità di una nazione è appunto la lingua. Di primo acchito questo può sembrare un problema in Svizzera, si può forse temere che si creino delle divisioni tra le varie regioni linguistiche. Eppure, nonostante questa situazione particolare, o forse proprio grazie a questa situazione, è la coesione tra i diversi idiomi e culture che fa la forza del nostro paese. Ognuna delle lingue nazionali elvetiche ha la sua identità e le sue tradizioni, ma è la loro somma che fa la Svizzera. Ne risulta che il plurilinguismo e la protezione delle minoranze linguistiche e culturali sono, accanto alla democrazia diretta e al federalismo, fattori centrali dell’identità nazionale. 

L’abbiamo visto ieri con la giornata dedicata al plurilinguismo e il segnale che avete dato parlando in una lingua diversa dalla vostra lingua madre. L’ho fatto anch’io conducendo i dibattiti del Consiglio nazionale interamente in italiano. Infatti l’italiano non è solo una lingua, ma una cultura a sé e allo stesso tempo una colonna portante della Svizzera. Ho potuto in tal modo, non solo dare il giusto riconoscimento alla lingua e alla cultura italiana anche a livello istituzionale, ma anche scoprire che siete in molti a parlare o capire la lingua di Dante.

Sono convinta che i vostri sforzi e il lavoro fatti dai Servizi del Parlamento per promuovere la lingua italiana non si arresteranno al termine della mia presidenza, perché abbiamo compiuto dei cambiamenti che dureranno nel tempo. Penso al rafforzamento dei corsi di lingue o ai paragrammi in italiano, novità di questa legislatura. E penso soprattutto a quanto è accaduto in quest’aula: durante i primi tre anni di questa legislatura, la media degli interventi in italiano nelle due camere non sorpassava quasi mai l’1 per cento del tempo di parola. Dal dicembre 2018 la parte di interventi in italiano è più che raddoppiata, raggiungendo ora il 2.5% di tutti i discorsi. In altre parole, su un centinaio di ore di tempo netto di dibattito, sotto la cupola federale abbiamo parlato almeno due o tre ore in italiano durante ogni sessione. Un record.

Così come abbiamo un record non solo di candidature complessive alle prossime elezioni federali, ma soprattutto di candidature femminili. Una presenza trasversale ai partiti, presupposto indispensabile ma da solo non sufficiente per rafforzare la presenza delle donne nelle due camere legislative. Le donne vanno candidate ed elette, non per una ragione fine a se stessa, ma perché la democrazia svizzera deve rappresentare equamente tutta la popolazione, ossia le donne e gli uomini.

In questi mesi ho incontrato molte cittadine e cittadini fieri delle nostre istituzioni. Ho anche avuto modo di visitare altri paesi, per i quali la Svizzera è non solo un partner interessante e affidabile, bensì è anche riconosciuta come un attore importante sullo scacchiere internazionale, in particolare nell’ambito della cooperazione internazionale, ruolo che dovrà continuare ad avere anche in futuro.

Ho potuto seguirvi dall’alto di questa sedia; ho potuto conoscervi meglio e soprattutto ho potuto rafforzare i rapporti e i legami che ho con molti di voi. Dal mio insediamento, abbiamo trascorso ben 229.55 ore – alle quali bisogna ancora aggiungere l’attuale sessione in corso – assieme in quest’aula. Per un totale di 1154 ore sull’arco di tutta legislatura. Ore alle quali si aggiungono quelle di riunioni di commissione, dei gruppi parlamentari oppure ancora di altre riunioni legate al nostro mandato parlamentare.

Tempo sottratto alla professione e in particolare agli affetti. Ma anche tempo che voi avete dedicato con passione alla cosa pubblica, che significa impegno per trovare delle soluzioni il più possibile condivise ai problemi del nostro Paese. Che vuol dire però anche portare rispetto nell’esercizio della carica e durante il confronto politico, nell’interesse delle istituzioni e quindi a tutela del bene comune.

 

Ces 1154  heures de sessions correspondent aussi à plus de 10 000 pages du bulletin officiel, dans lequel les débats sont retranscrits avec précision par les procès-verbalistes du Parlement. Durant ces quelques mois, j’ai eu l’occasion de faire plus ample connaissance avec une grande partie des personnes qui travaillent avec discrétion et fiabilité au sein des Services du Parlement. Des collaborateurs qui nous apportent, à nous tous, une aide précieuse dans l’accomplissement du mandat qui nous a été confié par le peuple, et dont le travail est indispensable pour le bon fonctionnement des institutions. Bien que la législature ne soit pas encore terminée – ni pour nous, ni pour eux –, je tiens d’ores et déjà à remercier les secrétaires des commissions, les procès-verbalistes, les huissiers, le personnel de sécurité, les employés du service du protocole, le personnel de nettoyage, les stagiaires, les collaborateurs du Café Vallotton et de la Galerie des Alpes, les traducteurs et les interprètes. Ma gratitude va aussi aux services des relations internationales, de la communication, de l’infrastructure, de l’informatique, de la bibliothèque, des ressources humaines et des finances du Parlement. Je remercie également les personnes engagées au sein du réseau Femmes des Services du Parlement, avec lesquelles j’ai créé et développé la page « Femmes politiques » et d’autres initiatives, ainsi que Mesdames Gilda Puca et Laura Riget, sans lesquelles j’aurais difficilement pu gérer mon agenda et tout le reste.

 

Ausserdem möchte ich dem Sekretär des Nationalrates, Pierre-Hervé Freléchoz, und seiner Stellvertreterin Annina Jegher meinen besonderen Dank aussprechen – für ihre grosse Unterstützung vor, während und nach den Plenarsitzungen, aber auch für ihre Verfügbarkeit und ihre präzise Arbeit. Ein grosses Dankeschön auch an Botschafter Claudio Fischer und sein Team für die Unterstützung in internationalen Belangen. Im Weiteren möchte ich dem Generalsekretär der Bundesversammlung, Philippe Schwab, herzlich danken. Er war jederzeit für mich da und zeichnet sich durch seine Professionalität und seine umfassenden Kenntnisse des parlamentarischen Systems der Schweiz aus, wodurch er für mich, aber auch für Sie, eine grosse Stütze war. 

Zu guter Letzt gebührt Vizepräsidentin Isabelle Moret und Vizepräsident Heinz Brand mein Dank dafür, dass sie teils schwierige Beschlüsse mit mir getragen haben. Ich wünsche ihnen viel Erfolg für ihre künftige Tätigkeit als Präsidentin bzw. Präsident.

 

Care colleghe, cari colleghi,

Concludo parafrasando il preambolo della nostra Costituzione, che reputo rispecchiare molto bene il mio anno presidenziale e gli accenti che ho voluto porre: “Il popolo svizzero e i Cantoni sono determinati a vivere la loro molteplicità nell’unità, nella considerazione e nel rispetto reciproci ; coscienti delle acquisizioni comuni nonché delle loro responsabilità verso le generazioni future ; Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”.

Alessandro

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