Apertura Film Festival dei diritti umani
Gentili signore ed egregi signori
Care amiche e cari amici
Grazie mille per l’invito ad essere qui oggi ad inaugurare la sesta edizione del Film Festival dei Diritti Umani, una ricorrenza ormai tradizionale nel panorama culturale del nostro Cantone, ma molto importante sia per il tema che per la varietà dei film offerti. E anche per il fatto che coinvolgete i giovani e le scuole. Più di 2000 giovani seguono il festival: un importante strumento per discutere di diritti umani.
Diritti umani – ma cosa sono alla fine questi diritti umani? La definizione classica, giuridica, quasi un po’ fredda è la seguente: Per diritti umani si intendono quei diritti riconosciuti all’individuo semplicemente in base alla sua appartenenza al genere umano. Nonostante l’idea di diritti umani risalga a tempi antichi, il concetto moderno è emerso soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani. Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale hanno reso necessaria la creazione di uno strumento in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e la dignità di ciascun individuo senza distinzione «di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione», come cita l’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Dichiarazione nella quale si possono individuare quattro fondamentali pilastri: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza. La dignità protegge i valori condivisi da tutti gli individui indipendentemente dalle differenze di religione, etnia o sesso. La libertà si riferisce ai diritti legati alla libertà individuale ed alla sicurezza personale. L’uguaglianza è intesa a garantire la partecipazione politica e pubblica di tutti gli individui. La fratellanza, infine, si riferisce ai diritti economici, sociali e culturali.
Uno di questi pilastri – quello dell’uguaglianza che cerca di promuovere la partecipazione politica e sociale di tutti gli individui -, è stato anche un pilastro fondamentale nella mia Presidenza del Consiglio nazionale. Viviamo in un’epoca storica in un’epoca in cui si costruiscono muri – visibili e invisibili, reali e immaginari – per dividere le persone in categorie. Uomini e donne; svizzeri e stranieri; privilegiati e non privilegiati. Differenziazioni che si assottigliano nella rigida dicotomia “giusto e sbagliato”. Viviamo in un’epoca in cui sessismo e razzismo stanno prendendo piede; ma che per fortuna stanno provocando anche una forte reazione, un movimento sociale nato dal basso; un movimento variegato e pluralista che si impegna per l’uguaglianza e la solidarietà.
Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a queste discriminazioni, violenze e odio; ma dobbiamo valorizzare la solidarietà, l’uguaglianza e il rispetto reciproco in tutti i momenti della quotidianità. Penso che ognuno di noi possa e debba fare il suo contributo contro questa evoluzione negativa. È stata proprio questa riflessione a voler concentrare la mia Presidenza su due temi che reputo molto importanti, legati come dicevo all’idea dell’uguaglianza e della partecipazione di tutte e tutti alla vita pubblica.
Il primo tema è legato alla sottorappresentanza delle donne in politica. Problematiche che conosciamo bene il Ticino: zero donne in Consiglio di Stato e circa 30% in Gran Consiglio. Ma anche a livello federale la situazione non è rosea: Attualmente infatti, in Consiglio nazionale le donne sono meno del 32 per cento; mentre agli Stati la percentuale scende al 13. E potrebbe scendere ancora in considerazione della rinuncia di diverse parlamentari a ripresentarsi. Purtroppo quello della sottorappresentanza è solo uno degli ambiti in cui una parità effettiva non è ancora raggiunta – disparità salariale, discriminazioni di genere, violenza domestica… la lista potrebbe continuare a lungo. Penso che fintantoché le donne siano sottoraprresentante in politica e quindi le decisioni vengono fatte principalmente da uomini, sarà difficile fare dei passi in avanti per combattere le disuguaglianze di genere in tutti gli ambiti. Per questo ho voluto lanciare, in collaborazione con i Servizi del Parlamento, il sito web “donnepolitiche”, che dia visibilità alle lotte femministe del passato e del presente, e soprattutto che dia alle giovani donne dei modelli da seguire, ai quali ispirarsi e per darsi coraggio secondo il ragionamento “se lei ce la l’ha fatta posso farcela anche io”. Perché non è una democrazia se il 50% della popolazione non riesce a far sentire la propria voce!
Il secondo tema che ho voluto portare avanti durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale è legato alla lingua e alla cultura. La decisione di condurre i dibattiti parlamentari in italiano vuole dare alla nostra lingua il giusto spazio che si merita in politica, sperando che questo possa rafforzarla anche in altri ambiti. Lo scopo ultimo non si limita però all’italiano in sé, ma vuole essere il mio contributo, sfruttando la visibilità della carica di Presidente del Consiglio nazionale, per dare una voce a chi non ce l’ha e non riesce a farsi sentire. Alle minoranze di qualsiasi tipo, gli italofoni, le donne, le persone con un passato migratorio, i sans-papiers e molti altri. Si dice che la forza di un paese si misura in base al benessere delle sue fasce più deboli. Sì, e anche la Svizzera può e deve fare di più in questo ambito: siamo uno dei paesi più ricchi al mondo ma anche da noi la povertà esiste; anche da noi le donne non hanno ancora le stesse opportunità degli uomini; anche da noi gli stranieri vengono discriminati. Anche da noi i diritti umani vengono messi in discussione.
In quanto presidente del Consiglio nazionale ho avuto pure l’opportunità di visitare altri paesi per degli incontri ufficiali – Ruanda, Mozambico, Mongolia solo per citarne alcuni. Parlando con le persone del posto ho spesso sentito che la Svizzera è non solo un partner interessante e affidabile, bensì anche riconosciuta come un attore importante sullo scacchiere internazionale, in particolare nell’ambito della cooperazione internazionale. Ho potuto visitare progetti sostenuti dalla cooperazione svizzera allo sviluppo e di ONG svizzere e ticinesi, toccando per mano la solidarietà verso chi è meno fortunato e l’importanza per il nostro paese di essere presente nella cooperazione. Cooperazione allo sviluppo che deve continuare ad essere uno degli ambiti prioritari della nostra politica estera, in quanto un importante strumento per diminuire le disuguaglianze, per garantire stabilità politica e una vita dignitosa a tutte le persone, indipendentemente da dove esse siano nate o vivano. Uno strumento che permette di rafforzare i diritti umani.
Questa mattina con 400 giovani avete visto il film “Rwanda”, che tratta del genocidio ruandese. Come dicevo ho avuto l’occasione di visitare il Ruanda in occasione della commemorazione del genocidio 25 anni dopo. È importante conoscere quanto successo allora, per evitare che orrori simili abbiano a ripetersi. Guerre e violazioni dei diritti umani che purtroppo sono ancora realtà. Come purtroppo mostra quanto accade oggi.
Concludo con una citazione simbolica, legata alla pellicola “La cordillera de los sueños” che guarderemo stasera. Una citazione che ho scelto non solo perché l’autore viene dallo stesso paese del regista Patricio Guzmán, ma perchè entrambi affrontano – con la telecamera o le parole – il legame tra sogni futuri e tragico passato. L’autore, alcuni di voi l’avranno già capito, è Luis Sepúlveda e la citazione l’ho presa dal suo libro “Il potere dei sogni”:
“Credo che non ci sia sogno più bello di un mondo dove il pilastro fondamentale dell’esistenza è la fratellanza, dove i rapporti umani sono basati sulla solidarietà, un mondo in cui siamo tutti d’accordo sulla necessità della giustizia sociale e ci comportiamo di conseguenza. I miei sogni sono irrinunciabili; sono ostinati, testardi, resistenti, e si antepongono all’orrore dell’incubo dittatoriale La difesa di questi sogni è legata alla vecchia querelle fra il bello e il sublime, fra il bene e il male nel senso più pieno e profondo. Sicuramente esistono individui che temono i sogni, i sognatori e la capacità di sognare, ma i sogni e i sognatori sono una presenza inestirpabile”. Fine della citazione.